Sfide e risposte tra le mura dell’Accademia Ortodossa di Creta

Scrivo queste righe esattamente una settimana dopo l’annuncio che “The training is over”. Quel frangente è ancora lì davanti ai miei occhi: l’annuncio fende un silenzio che fino a quel momento aveva avvolto la stanza come un caldo abbraccio, era sembrato inscalfibile prima che si dicesse che sì, il training è finito; ed ecco quel cerchio di teste cuori e corpi scomporsi, a tentoni, quasi ad aver bisogno di un attimo ancora per realizzare. E poi ci si incammina davvero, per l’uscita, e quel silenzio attonito diventa brusìo, poi parola, poi festa.

In quegli istanti si concludeva l’ultima sessione del progetto, un’attività in cui tirare le fila cercando quelle parole che potessero riassumere il rapporto tra noi e il processo che si era appena consumato tra le mura dell’Accademia Ortodossa di Creta. Non lontana dal villaggio di Kolymvari, nella parte ovest dell’isola, l’Accademia è stata di giorno in giorno vista privilegiata su uno scorcio naturale mozzafiato, teatro di scambi, lunghe riflessioni, balli e canti, punto di partenza e approdo di una ricerca interiore e collettiva.

Sette giorni in cui, assieme a una ventina di anime provenienti da tutta Europa, ho avuto l’opportunità di lavorare sul concetto di leadership, e su tutto ciò che essa comporta per poter essere esercitata in armonia col mio modo di stare al mondo e in linea coi miei valori.

Il percorso, tuttavia, è meno lineare di quanto appaia da queste poche parole: per trovare delle risposte sono stato messo di fronte a delle sfide, messe sul tavolo per scoprire quel che in me rende un buon servizio alle mie aspirazioni, alla mia idea di leader, e ciò che al contrario mi frena. E’ stato quindi un guardarsi allo specchio, e riconoscere che se talvolta il suo effetto è deformante, beh, lo devo a schemi e preconcetti che questo Training mi ha aiutato a identificare sotto una nuova luce.

Quella del sole di Creta, invece, mi ha concesso di guardare agli altri con una nuova fiducia e una nuova energia: non c’è post che potrebbe contenere i volti, le storie, e la generosità di quanti ho incrociato nel mio cammino, fornendomi una stilla della loro saggezza, un pasto, un sorriso. E tutto questo, a volte, senza proferire una parola.

E si torna così al silenzio, che nell’avventura del Basic Synergy – mai descritta, così si vuole, solo favoleggiata – è come un accessorio di cui ci si può munire, zaino in spalla, per recuperare un senso del tempo diverso da quello a cui siamo abituati nella routine di tutti i giorni: un recupero della lentezza, di un tempo vissuto con gli altri che diventa intimo, intenso, caldo, come le giornate trascorse a scoprire che sì, essere leader si può ma è nella cooperazione che la leadership acquista un senso.

Un grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questa esperienza.

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